Presentazione Campionato Eccellenza

Da ONRUGBY.it

Eccellenza, la corsa parte da Milano. E Gavazzi avverte il board celtico

Nella sontuosa cornice dell’Hotel Principe di Savoia è stata presentata ufficialmente l’edizione numero 83 del Campionato d’Eccellenza. Presenti capitani e allenatori delle 12 squadre in corsa e prima uscita ufficiale per il nuovo presidente della FIR Alfredo Gavazzi, che durante la cerimonia ha usato parole distensive verso il Benetton Rugby dopo le polemiche dei giorni scorsi.
Più secco invece il suo intervento a margine della cerimonia sul futro italiano nel Pro12: “Non siamo più disposti a pagare i 3 milioni per la Celtic League. La Scozia vorrebbe inserire un terzo team? Va bene, la Fir potrebbe anche riequilibrare la situazione, ma non può mantenere tutte le squadre: almeno il 50% dei fondi andrebbero trovati sul territorio”.
Presente anche il ct azzurro Jacques Brunel: ”L’Eccellenza è importante in termini di crescita”.

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IL GAVAZZI PENSIERO

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IN RISPOSTA A STEFANO IL NERO

ImmagineDal Blog il Nero il Rugby

http://networkedblogs.com/C1svz

Molto apprezzabile esporsi in prima persona, molto di più se questo lo fa un blog d’opinione, perchè non si traveste da falso pluralista e viene allo scoperto mostrando un colore che illusoriamente si sperava non avesse, (speravamo di trovare spazio sul suo blog anche noi)….invece il colore ce l’ha è bianco/verde con un grassetto e una sottolineatura blu!

Da responsabile marketing della campagna di Gianni Amore, non ho il problema dell’imparzialità e devo fare il pompiere ogni volta che succede qualcosa che può mettere nella luce che non merita, il candidato che sostengo, sperando che non siano questi ultimi appelli a cambiare un esito elettorale rincorso faticosamente per mesi.

Vorrei quindi  sapere da Stefano il Nero, cosa può avere di meno Gianni Amore rispetto ad Amerino Zatta, se togliamo Vittorio Munari e la Benetton.

Molte cose del programma sono comuni, altre sono state introdotte da Amore per primo, ognuna descritta dettagliatamente, altre ancora assolutamente innovative, più inerenti alla parte industriale, materia di sicura competenza del manager Benetton.

Gianni Amore ha una voce sentita in più occasioni (il dirigente trevigiano è meno mediatico), usa un italiano senza inflessioni meridionali che lo potrebbero, far ritenere la non migliore espressione della 8° potenza economica mondiale (se non ci retrocederanno anche lì!).

Insomma, se Zatta fosse da solo sarebbe ancora da preferire ad Amore?

Una domanda retorica, considerando anche il fatto che non aver giocato a rugby, non è un dettaglio da niente!

Allora vuol dire che lo si vota perchè c’è  Munari o perché la famiglia trevigiana dà garanzie al movimento col suo carisma industriale e finanziario, che insomma dietro uno c’è sempre qualcun’altro e che quindi è inutile valutare le persone fine a sè stesse e qui non voglio tirare in ballo l’altro candidato, altrimenti facciamo notte!

Si deve credere che ancora una volta siamo pronti a decentrare la gestione del movimento su parametri troppo vicini all’alto livello, che chiamiamo in soccorso gli uomini forti…..

non va bene, lo ripetiamo da mesi

il movimento italiano deve crescere con le sue gambe, con le sue forze, impiegando i tempi necessari.

Le scelte di Gianni Amore non sono meno ambiziose di quelle di Zatta o Gavazzi, ma è l’unico candidato che ha il coraggio di annunciare che il rugby italiano ha bisogno di una cura da cavallo, che implica una ripartenza quasi da zero come ha fatto il Galles dieci anni fa, per fondare delle basi che collochino l’Italia a livello internazionale, come sta succedendo all’Argentina.

L’unico mattone vero e indiscutibile è la base, è tutto il movimento italiano di cui Treviso è una parte ed una parte eccezionale avulsa dalla normalità.

Ma ci rendiamo conto della difformità che costituiscono i 23 convocati in nazionale tra i Leoni? Dove trovare il senso per far convivere l’attività della nazionale con quella di un solo club unico in Italia, su cui si concentrano questi numeri?

Ma ci rendiamo conto di che consistenza può avere una nazionale che non riesce a pescare giocatori da un territorio lombardo, piemontese, toscano, laziale, campano, siciliano dove giochino abitualmente?

Il rugby italiano non è all’altezza della Benetton che ha mezzi e uomini adatti per un livello che le Zebre, che non sono una squadra, stanno penosamente cercando di raggiungere con degli arraffazzonamenti, frutti della improvvisazione italiana, in uno sport che non la ammette.

Stiracchiare il rugby italiano verso quei livelli di organizzazione ed efficienza di cui necessita, attraverso gli interventi di persone competentissime, ma che non frequentano le zone di confine, non porterà i risultati sperati, perché sono ambiti da riformare da zero, con la creazione di modelli replicabili in ogni regione, non solo in Veneto.

Ciao Stefano, porta pazienza, ma abbiamo poche carte e solo quelle ci possiamo giocare

Bruno Giovetti

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Il giornalista Fabio Zenadocchio intervista Gianni Amore a L’Aquila

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UN ALTRO OBIETTIVO IMPORTANTE: CERTIFICARE LA FIR

 L’introduzione del rapporto on-line con le società, attraverso un sistema informatico più moderno e più economico di quello obsoleto e limitato, in uso alla FIR, ha come obiettivo un maggiore controllo del movimento sull’operato della federazione e una cura più attenta dei propri “azionisti”.
Un altro passo importante che va nella stessa direzione, sarà la CERTIFICAZIONE (ISO/VISION) che sottometterà la dirigenza di turno a procedure prestabilite.
I controlli periodici a cui saranno sottoposti gli uffici federali, se non superati, ne causeranno la revoca e di conseguenza un messaggio al movimento, che a Roma le cose non vengono fatte secondo le regole. La certificazione è una cosa ben diversa dai 16 anni nei quali la FIR è stata sottratta al movimento da triumviri, che a prescindere dagli intendimenti, se ne sono impossessati, convinti di fare la cosa giusta.
Questa è la principale critica che faccio alla dirigenza uscente: si può essere onesti, ma se si decide di non essere trasparenti, di non coinvolgere, comunicando, è normale essere fraintesi anche in presenza di risultati.
Chi al contrario decide di essere chiaro, cominciando a dettagliare programmi e interventi, non per questo può essere giudicato incapace di portarli a termine, convinti che ci sia solo un modo di fare le cose (il proprio) e che ci sia solo un modo di gestire la FIR: avere cioè consiglieri che obbediscono, invece di consiglieri che ragionano e che si devono coinvolgere in decisioni intelligenti.
Consiglieri che a quel punto possono provenire anche da altri schieramenti, come è successo proprio al sig. Gavazzi che vuole squadre compatte ed equilibrate per governare, entrato in consiglio non facendo parte della squadra del presidente Dondi.
I consigli blindati e costruiti su assensi garantiti, portano proprio a quella mancanza di confronto che fa ristagnare i progressi. 
Questo solo perchè non è diffusa una sufficiente cultura del “pensare differente“, da contrapporre al  “si è sempre fatto così“, quando proprio il rugby giocato è un esempio lampante di trasformazione rapida e continua.
La trasparenza è per me una scelta obbligata, che implica onestà, che fissa i limiti del mandato, che aiuta a prendere le decisioni in modo assennato.
Voi pensate che io sia un uomo che decide da solo, con l’assenso di un consiglio acquiescente, di spendere 10 mil per due celtiche senza rivolgermi al movimento, visto che verrebbero sottratti al suo sostegno? 
La mia intenzione non è di impossessarmi della FIR, ma di finalizzare il mio mandato al raggiungimento degli obiettivi programmatici tra i quali vi è anche quello di evitare che in futuro qualcun altro privatizzi la federazione, come si vorrebbe fare con l’acqua. Il movimento è avvertito, si deve impedire una nuova assoggettazione della federazione al volere di persone troppo autonome, monarchi sostenuti da una corte, che pensano che nessuno oltre loro sia in grado di gestire il rugby nazionale.
Il rugby italiano è infatti oggi il riflesso di una mentalità che bada molto ad un’immagine di vertice che esclude la base, come farebbe un parvenu con i parenti poveri.
Mi appello a voi.
Andrete a votare come molti di voi sono andati negli ultimi 16 anni?
Obbedirete a degli ordini riuscendo ad essere allo stesso tempo convinti, di votare per il bene del rugby nazionale?
In questi mesi ho cercato di aprire gli occhi a tutti, sui numeri, sui risultati, sugli errori, sui pericoli descrivendoli e spiegandoli, ho voluto sottolineare che dichiarare 370 quando è invece 170 è grave e soprattutto dannoso, per sè stessi e per il movimento.
Sta a voi decidere se andare verso una gestione innovativa o se confermare il passato facendo finta di non aver sentito niente.
Gianni Amore
 l’intervento di Gianni Amore è anche in replica a due articoli:
intervista rilasciata su GlenGrant Rugby

comunicato su SoloRugby da Rugby Futuro
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Video Appello di Gino Vinella. Sui Candidati e sui programmi

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“BASTA CON LA CELTIC LEAGUE”

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AMORE, IL CANDIDATO CHE FA DISCUTERE, ANNUNCIA LA SUA RIVOLUZIONE

HA LASCIATO il segno il passaggio in Polesine di Gianni Amore. Il candidato alla presidenza Fir continua a far parlare di sé il giorno dopo, tanto da rendere incerti pure coloro che sembravano aver già preso una decisione in merito al voto del 15 settembre. Mercoledì sera nella sala consigliare del Battaglini, alla presenza anche di Francesco Zambelli, primo dirigente rossoblu, Amore ha messo dei paletti ben precisi. Ha parlato di obbligatorietà Under 20 solo per le società che partecipano al campionato di Eccellenza, mantenendo l’attuale status a 12 squadre per il torneo principe del nostro rugby.

In merito poi alla Celtic League è stato molto chiaro: in caso di sua elezione, questo esperimento finirà. Quindi nessun rinnovo per le due franchigie dopo la naturale scadenza del biennio. Per quanto concerne la partecipazione alle coppe, Amore ha previsto la costituzione di quattro franchigie che avranno il compito di tenere alto il nome dell’Italia nella Challenge, aspettando poi la fine dell’esperienza celtica per aumentare il numero a sei, due delle quali andranno a disputare la Heineken Cup. Iniziativa che sconvolgerebbe quanto impostato fino ad oggi dalla presidenza Dondi, ma sembra che Gianni Amore non abbia paura delle novità.

Andrea Nalio

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GIANNI AMORE incontra le società di Rovigo al Battaglini

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Nella sala consigliare del Battaglini ha incontrato le società provinciali

PRIMA visita ufficiale per Gianni Amore in Polesine, candidato alla presidenza della Federazione Italiana Rugby. Grazie alla sensibilità della Vea Femi Cz Rugby Rovigo Delta, Amore ha avuto a disposizione la sala consigliare dei Battaglini, per incontrare le società della provincia. Si sono presentate all’appuntamento la Monti Rugby Rovigo Junior, che da poco accorpa le due realtà giovanili rossoblu, rappresentate dal neo presidente Attilio Roversi e dai vice Luigi Costato. Da Villadose sono arrivati Remigio Barbierato per la senior e Adriano Zamana per la Junior, mentre il Frassinelle era rappresentato da Valter Turcato ed il Cus Ferrara dal responsabile di sezione Stefano Cavallini. Assenti Badia, Lendinara e Porto Viro.

Amore ha iniziato la serata, dopo i saluti di rito, esponendo il suo programma ed esordendo: «Gli Stati Generali, nome anche del suo programma, in passato venivano convocati quando sussisteva una situazione di pericolo. Oggi per il rugby italiano il pericolo esiste e quindi si rende necessario prendere i provvedimenti del caso».

Amore ha, nel corso delle due ore di presentazione, percorso velocemente, ma in modo chiaro, i vari passaggi del suo programma elettorale. Partendo dalle situazioni tecniche, che a suo dire dovranno subire profonde modifiche se, come tutti auspicano, si vorrà finalmente diventare competitivi anche con l’alto livello. Una base solida ed ampia, ha detto il candidato, garantisce nel tempo un vertice altrettanto solido.

Amore nella sua esposizione non ha risparmiato nulla alla vecchia dirigenza ed ai suoi concorrenti, portando ai presenti dati convincenti e ben documentati, con altrettante proposte migliorative che pare abbiano incontrato i favori dei convenuti in via Alfieri. Particolarmente interessante è stato il passaggio riguardante lo sviluppo ed il potenziamento dei settore mini rugby, primo passo importante, sempre secondo Amore, per dare il giusto rilancio alla palla ovale azzurra.

«Troppi i soldi spesi per inutili consulenze, che — afferma — potrebbero essere utilizzati per potenziare la base. Troppe società stanno soffrendo per mancanza di fondi e quelle che riescono ad ottenere aiuto devono, per averli, sudare le proverbiali sette camicie». Maggior sostegno alla base, contributi a chi merita di essere premiato, senza l’uso di sistemi punitivi, come è stato fino ad ora con l’obbligatorietà. Campionati ristrutturati nel settore giovanile, accademie funzionali Under 18 e un campionato Under 20 obbligatorio solo per l’Eccellenza.

Questi sono solo alcuni dei punti fondamentali del programma del candidato siciliano, che ha anche promesso, se eletto, un intervento importante a livello strutturale, con l’aiuto a quelle realtà che ancor oggi mancano di un impianto sportivo. Diversi gli interventi dei partecipanti alla serata, tanto da far pensare che il viaggio in Polesine di Gianni Amore non sia stato infruttuoso.

Andrea Nalio

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SPARALE GROSSE, SE VUOI CHE TI CREDANO……………spiacenti, noi non ci caschiamo

http://www.irb.com//unions/union=11000006/index.html

Riesaminando i dati vogliamo ancora una volta attirare l’attenzione su due dati:

  1. l’aumento medio annuo è troppo basso, deve raddoppiare usando mezzi e risorse adeguate
  2. 16 anni devono segnare incrementi assoluti maggiori per ottenere risultati stabili
  3. i successi economici sulle entrate sono importanti, ma se riguardano solo il vertice, escludendo la base, non durano tanto

L’incremento delle entrate citato nel programma del 1000%, dai 4 ai 40 mil di €  è in realtà un 900%, (se i 4 sono 4 e i 40 non sono 38)….. sicuramente un successo irripetibile, nonostante le formule sbagliate!

Concludendo…se fosse tutto vero, tutto grande e tutto bello, come mai non abbiamo già vinto almeno un 6 Nazioni?

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Venite a Roma il 15, per votare, fra quatto anni, da casa vostra

Non è logico, non è democratico, non è moderno e soprattutto non è economicamente sostenibile, chiedere al popolo del rugby di andare fino a Roma per votare alle 10 della mattina.

Sono convinto che 16 anni di assenza di democrazia, siano stati causati anche da questa oggettiva difficoltà che non favorisce l’indispensabile partecipazione alla vita nazionale del rugby italiano. La partecipazione alle riunioni regionali soffre della stessa patologia che dovrà essere affrontata e risolta con gli stessi mezzi. Per tanto vitale possa essere un territorio o una società, per tanto eclatanti possano essere i risultati di una stagione, senza un rapporto costante con la FIR, non si riuscirà ad ottenere il sostegno necessario a regolare, a organizzare, a supportare la base e le sue iniziative, a gestire le difficoltà che porta in sè la crescita, vanificando traguardi e progressi.

La mancanza di partecipazione, ostacola una governance illuminata di tutto il movimento, dà spazio sempre e solo a chi viene considerato influente politicamente, per sottrarre ancora una volta il controllo dell’attività federale alle società, per consegnarlo inevitabilmente nelle mani di chi ha mezzi, tempo, aiuti….tutto ciò che sta mancando da troppo tempo alla base, che desidero fortemente sostenere, perchè sia essa stessa ad indicare la direzione del governo federale.

Venite a Roma, partecipate alle elezioni, datemi la vostra preferenza per poter votare fra quattro anni da casa vostra!!

se siete incerti, fatevi convincere da me chiamandomi al 335 5847602

ESISTE LA SOLUZIONE

Sì, perchè con il mio insediamento verranno apportate modifiche allo statuto e introdotta una soluzione informatica specifica, dal costo ininfluente sul bilancio federale, che consentirà di consegnare saldamente nelle mani di tutto il movimento, la gestione politica della federazione.

DETTAGLI TECNICI PROCEDURALI
(il mio staff è a disposizione nei commenti, per chiarimenti tecnici)

Premettendo che l’attuale situazione è pessima dal punto di vista pratico, l’introduzione del voto on-line può generare perplessità riguardo riservatezza e controllo della espressione elettorale e consentire eventuali manipolazioni.

Premesso che all’interno del database federale, che gestirà i rapporti tra FIR e società, esisteranno tutte le indispensabili sicurezze per proteggere i propri dati, ecco come procederà una votazione on-line:

  1. Accesso alla propria zona riservata, sul database federale, in un arco di tempo limitato, con password, da parte di chi è autorizzato a votare per conto della società, con invio sms per l’identificazione dell’elettore.
  2. Votazione su prospetti diversi per ogni tipologia di candidatura (presidenti, consiglieri, revisori)
  3. Pausa di due minuti per eventuale correzione o conferma
  4. Invio mail certificata della avvenuta votazione (che se riporta errori rispetto alla volontà espressa consentirà di ripetere la votazione immediatamente).
  5. Controllo della propria votazione all’interno dello spoglio ufficiale, nel quale compariranno visibili, solo i nomi delle società che non intendono tenere riservate le proprie preferenze, nomi comunque leggibili solo dagli interessati per controllare il proprio voto.
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DEPOLITICIZZARE IL RUGBY ITALIANO

La mia esperienza rugbystica, quella di Presidente Regionale e in questi ultimi mesi, quella di Candidato alle Elezioni Federali che mi ha visto entrare in contatto una dopo l’altra con le regioni italiane, mi ha evidenziato una situazione che anch’io come tutti, sto accettando passivamente da anni e che oggi invece ho capito debba essere fortemente combattuta perché sia eliminata.
Parlo della sottomisione del movimento rugbystico italiano alla politica, quel tipo di politica che con le sue subdole armi riesce a confinare, zittire, umiliare quelle sane risorse  e quei principi, sinceramente orientati al bene del rugby giocato.
Questa nemica della crescita, dell’entusiasmo, del rischio che in periodo di elezioni punta a condizionare le scelte, deviandole verso situazioni predeterminate da pochi, costituisce un comportamento antisportivo che consente di far gareggiare solo alcuni e di ridurre al  silenzio voci più deboli, stroncando iniziative sane, nuove e forse decisive.
Questa politica trova sempre dei servitori prezzolati che non si vergognano di compromettersi pubblicamente di fronte all’esercizio della libertà personale di qualche ardito che non intende obbedire ad ottusi ordini di scuderia, episodi che il giorno dopo diventano notizia giornalistica di un malcostume di fronte al quale nessuno più si indigna, facendolo rientrare nel novero di normali schermaglie di potere.
Ecco spiegati 16 anni di impero ininterrotto che negli anni è riuscito a modificare geneticamente regioni, da passionarie protagoniste del rugby italano a fedeli e sottomesse servitrici del potere, che rinunciano al confronto, al ragionamento, ad operare una scelta democratica e consapevole.
Non ho mai inteso darmi per vinto pur a conoscenza di queste situazioni blindate con le quali ancora mi scontro e mi scontrerò, ma se diventerò il nuovo Presidente farò di tutto per raggiungere questi obiettivi.
 1. evitare a chi voglia candidarsi alla Presidenza di trovare difficoltà tali da richiedere un eroismo incosciente
2. evitare che l’attività e le scelte dei Comitati Regionali debbano essere controllate da plantigradi amanti dell’antiquariato
3. impegnarmi perchè il prossimo voto sia on-line, per far partecipare tutti attraverso una libera espressione della propria società, senza condizionamenti e ricatti
Tutto questo attraverso la creazione di nuovi dirigenti tramite la formazione e la modifica dello statuto federale per disincentivare le lunghe reggenze.
Nessuno potrà più dire “..solo io sono capace di gestire la FIR”, perchè tanta dannosa e inutile arroganza allontana l’intelligenza, e gli uomini che ne sono portatori dal nostro sport.
 Perchè dobbiamo avere figure che invece di infilare la testa in un sacco o di usare abilmente calcolatrici politiche o di delegare al di fuori di sè i problemi della propria società, partecipino attivamente e consapevolmente, con l’esperienza dei propri problemi, alla vita del rugby italiano.
Vi aspetto a Roma per cambiare le cose
 Gianni Amore
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SATIRA POLITICA

Dondi parla del suo futuro….e quindi del futuro del rugby italiano
(ovvero “le rugby c’est moi”)
……nelle sue parole tutta la tensione del momento preelettorale

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Il Giro Italiano di Gianni Amore Ricomincia

Gianni Amore inizia domani l’ultimo giro per l’Italia che partendo dall’ Emilia, lo vedrà raggiungere ancora una volta la Lombardia, il Piemonte, il Veneto per poi ritornare verso le Marche, l’ Umbria, la Campania, l’Abruzzo e la Puglia.

Pochi giorni cioè prima del 15 Settembre che ci vedrà tutti con gli occhi puntati su Roma e sul futuro del nostro rugby.

Nei prossimi giorni il dettaglio degli incontri.

 

Non esitate a contattarlo al 335 5847602 se volete parlare con lui per incontri o spiegazioni sulla candidatura.

Un ringraziamento a tutti quelli che mi hanno accolto con calore e a quelli che lo faranno in futuro.

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Come si svolgeranno gli STATI GENERALI……..quelli originali..!


vai al testo esteso

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CANDIDATI E PRESIDENTE USCENTE, IN VIDEO

Giancarlo Dondi

Gianni Amore

Amerino Zatta

Alfredo Gavazzi

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Appello Elettorale di Gianni Amore

 

 

 

 

 

 

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Biagio Vinella – dal palcoscenico al Consiglio Federale

Scende in campo per un posto nel Consiglio Federale l’attore di teatro Biagio Vinella, lo fa con un  video in cui riassume le sue idee e le sue proposte. “Il rugby e il teatro sono sempre state le passioni della mia vita ed io mi sento fortunato per essere riuscito a fare di queste due passioni la mia quotidianità.
Nel 2009, in occasione del test match a Milano contro gli All Blacks mi venne in mente di scrivere e mettere in scena uno spettacolo che unisse queste due passioni.
Nacque così Rugby Blues, arrivato oramai alla 50° replica, storie vere di uomini che usarono il rugby per portare avanti idee di libertà e di giustizia.
Perchè ho parlato di Rugby Blues?
Perchè la mia candidatura alle elezioni nasce proprio da questo spettacolo, anzi ad essere sinceri dalle parole, dalle discussioni che ho avuto in tutta Italia con i presidenti e i dirigenti delle società che mi hanno ospitato. Parlando con loro ho sempre percepito la lontananza della Federazione dalle società di base, dai loro problemi quotidiani. Ed è proprio questa distanza che io cercherò di colmare.
Dal punto di vista prettamente rugbistico ho l’esperienza per poter assumere questo ruolo. Dal 1973 praticamente non sono mai uscito dal campo. Sono stato consigliere Regionale del Comitato Lombardo, ho fondato una società, ho giocato, allenato giovanili e seniores e soprattutto mi sono specializzato nella creazione, nel rilancio e nello sviluppo dei settori del propaganda. L’idea di diventare Consigliere Federale mi piace molto, ho voglia, idee e soprattutto non ho un padrone”.

Video Appello ai Presidenti di Società

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RUGBYSTA E GENTILUOMO


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ROBERTO PEDRAZZI intervistato dalla stampa sulla sua candidatura

 

 

 

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ROBERTO PEDRAZZI sarà il consigliere federale rappresentante dei giocatori se Gianni Amore diventerà il presidente della Federazione italiana rugby.
Il candidato siciliano ha infatti nominato ufficialmente il centro della Rugby Rovigo quale rappresentante dei rugbisti italiani, dei quali si farà appunto portavoce in consiglio. Una nomina a sorpresa, voluta da Amore ed accettata con entusiasmo da Pedro. «Ho condiviso da subito il suo pensiero riguardo la necessità di un cambiamento — afferma il bersagliere —. Il movimento rugbistico italiano non va così bene come si dice…». In questi giorni, con Amore impegnato nella propria campagna elettorale, Pedrazzi avrà il compito di sondare le squadre italiane e capire esigenze, necessità e malumori dei tanti giocatori. «Parlerò direttamente con i capitani», afferma il rossoblu, sollevando un aspetto della vicenda poco considerato negli anni passati. Ogni team, infatti, dovrebbe eleggere un proprio rappresentante che, in sede di votazione, esprima la propria preferenza circa il candidato a diventare il rappresentante dei giocatori in consiglio federale.
Il condizionale è tuttavia d’obbligo in quanto pare che molti club non abbiamo mai sfruttato questa possibilità. «Io mi candiderò per il Rovigo se si eleggerà un rappresentante di squadra», continua Pedrazzi, che dopo un’intera carriera trascorsa sui campi italiani ha ben chiare le problematiche vissute dal rugby e dai propri praticanti. «È necessario chiarire il ruolo del rugby in Italia — sottolinea deciso —. Siamo professionisti o no? In questo momento non credo che nessuna squadra lo sia, ma se vogliamo diventarlo bisogna migliorare la gestione delle squadre, con bilanci in regola come avviene nei veri campionati professionistici. Le vie di mezzo non vanno bene».
Un pensiero chiaro e deciso quello di Pedrazzi. L’unica anomalia (se si può definire così), riguarda la scelta del candidato da appoggiare, il siciliano Amore, considerato che la sua società di appartenenza (Rugby Rovigo) ha pubblicamente dichiarato di appoggiare il presidente del Treviso Amerino Zatta.
Andrea Nalio
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ROVIGOConsigliere rappresentante dei giocatori, alla FIR. Il rossoblu Roberto Pedrazzi punta in alto e, in questo clima da pre-elezioni federali, prende la palla al balzo. Letto il programma elettorale del candidano alla presidenza Gianni Amore, il Bersagliere ha valutato la possibilità di collaborare con il siciliano, e portare un po’ della sua esperienza per focalizzare l’attenzione del mondo ovale italiano sui problemi che i giocatori devono affrontare in uno sport quasi professionistico.
Si legge così sul blog “Stati Generali Rugby Italiano” (dove è anche possibile dare una scorsa al programma di Amore) in merito alla candidatura di Pedrazzi:“La vitalità delle idee contenute nel programma, ha acceso al giocatore la voglia di collaborare con un candidato che ha intenzione di dargli tutti gli spazi necessari per risolvere i problemi della sua categoria. Perché un rugbysta, passando per l’esperienza di giocatore, non dovrebbe diventare uno stipendiato di una disciplina che se applicata a livello educativo e formativo potrebbe sottrarre tante persone alle cure tardive dell’assistente sociale, diffondendo allo stesso tempo l’immagine positiva del nostro sport?”.
“La gestione dei giocatori così non va, – continua la nota – la soluzione non arriva da quei dirigenti che in molti casi, mettono gli interessi della società davanti a quelli dei giocatori soddisfacendo ambizioni campanilistiche e affossando talenti”. E se solo un giocatore può cambiare le cose, per Gianni Amore quello è proprio il rossoblu Roberto Pedrazzi.
Sil. Stie.
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IL RUGBY COME GIOCO

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Questo è il miglior modo per insegnare rugby ai bimbi delle scuole materne. E lì che dovremo andare per diffondere i valori educativi del nostro sport e porre le fondamenta per un movimento più forte.

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Pancrazio Auteri. La comunicazione creativa nel rugby dei bambini

Gianni Amore definisce “primo mattone della nuova casa del rugby”, la promozione del movimento sul territorio. Generalmente, fino ad oggi, il rugby si è diffuso con un passaparola alimentato dalla passione che investe chi lo gioca o lo segue  con passione. Nelle scuole arriviamo con molto ritardo, facendo diventare il nostro gioco una specie di ripiego, per chi non ha trovato spazio nel calcio, nella pallavolo, nel basket o che rischia di ingrassare troppo….
Si manifestano perciò due necessità: quella di avvicinare più bambini e far loro toccare per la prima volta una palla ovale ad una età inferiore.
La diffusione dei valori educativi e delle riconosciute valenze psico-motorie del rugby ci aprono molte porte.
Organizzare la promozione sul territorio, attraverso un’azione comunicativa adeguata e strategica, ci farà raggiungere un aumento del numero dei tesserati nel settore propaganda come una naturale conseguenza.
Per ottenere ciò Gianni Amore non ha esitato ad avvalersi della preziosa collaborazione di Pancrazio Auteri, che già da tempo collabora all’interno del Comitato Regionale Siciliano (il  maggiore incremento in campo nazionale) come consigliere nel direttivo, per la divulgazione del minirugby e del rugby in generale, di cui è un appassionato da sempre.
“Dalle mie parti infatti, negli anni settanta, le possibilità di frequentare società e scuole di rugby erano poche… mentre era tanta la passione che sempre più liberava immaginazione e desideri…”.
Questa sua visione emozionale lo spinge ad interpretarlo e a spiegarlo ai bambini in modo libero e creativo.
Specialista nella comunicazione sociale per l’infanzia, lavora come consulente di Relazioni Pubbliche per enti, istituzioni, organizzazioni no-profit (come il Cesv –  la rete nazionale che si occupa del sostegno alle associazioni del volontariato) che hanno l’esigenza di far giungere in modo efficace a coloro  che hanno interesse ad usufruire dell’offerta di un servizio (i cosiddetti “stakeholder”) i propri messaggi promozionali, con la finalità di far conoscere e coinvolgere il maggior numero di persone.
La sua competenza professionale, unita alla passione e alla conoscenza del rugby come gioco, gli consente di coinvolgere emozionalmente bimbi e genitori con i suoi messaggi comunicativi. In mezzo a loro ci sarà un talento o soltanto un bambino che crescendo con il rugby, diventerà un adulto migliore e un cittadino che osserva le regole rifiutando le  scorciatoie.
Tutto il movimento nazionale necessita di una azione comunicativa coordinata e strategica, che si occupi di promuovere specificatamente il minirugby nel modo più adatto, per ottenere quei necessari risultati da cui dipende la sua crescita e il suo stesso stato di salute e Pancrazio è un elemento fondamentale per raggiungere un obiettivo ambizioso e complesso.
Da professionista della comunicazione sostiene che “…per valorizzare il rugby della provincia, il rugby dei piccoli,  in modo nuovo e imprevedibile, occorrono  progetti da proporre a club, sponsor, imprese, enti sportivi, associazioni, istituzioni e scuole….con l’idea che la comunicazione nel mondo del rugby sia un capitolo ancora tutto da scrivere.
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ROBERTO PEDRAZZI consigliere federale per i giocatori

Noi glielo abbiamo detto di non prenderlo come candidato del consiglio federale, perché non ci sarà possibile contraddirlo….non vogliamo farci del male!
E invece Gianni Amore, deciso, sostiene che nessuno può rappresentare i giocatori in consiglio FIR, meglio di lui.
Roberto Pedrazzi, il candidato consigliere per la parte giocatori, 36 anni tutt’ora in attività, gioca nel Rovigo da quattro anni, già qualche esperienza di allenatore in squadre giovanili e una passione insopprimibile che non gli ha consentito di vivere senza rugby.
Dopo aver letto il programma di Gianni Amore, si è entusiasmato all’idea di cambiare lo pseudo professionismo italiano, in mestiere e di potersi occupare di quei problemi che stanno mettendo in difficoltà troppi giocatori. La vitalità delle idee contenute nel programma, gli accende la voglia di collaborare con un candidato, che ha intenzione di dargli tutti gli spazi necessari per risolvere i problemi della sua categoria.
Pagano gli assistenti sociali, gli psicologi, perché un rugbysta, passando per l’esperienza di giocatore, non dovrebbe diventare uno stipendiato di una disciplina che se applicata a livello educativo e formativo potrebbe sottrarre tante persone alle cure tardive dell’assistente sociale, diffondendo allo stesso tempo l’immagine positiva del nostro sport?
Tutto ciò comporterebbe una partecipazione attiva della Federazione come indispensabile sostegno economico alle società per coltivare preziose risorse disposte a rinunciare ad un lavoro tradizionale, per pura passione. Anche se pare che in altri programmi elettorali,  fenomenali centri di formazione creeranno piloni/geometri, utilityback/commercialisti, flanker/elettrotecnici che forse non faranno bene né l’uno né l’altro lavoro.
La mancanza di creatività, l’indolenza causata dalla convinzione che….”si è sempre fatto così, perchè cambiare?”, hanno intorpidito completamente una FIR, che non si dà una mossa nemmeno davanti all’evidenza.
La gestione dei giocatori così non va, la soluzione non arriva da quei dirigenti che in molti casi, mettono gli interessi della società davanti a quelli dei giocatori soddisfacendo ambizioni campanilistiche e affossando talenti.
“Il giocatore forte ce lo teniamo perché altrimenti si indebolisce la squadra! “
La FIR ha l’obbligo di intervenire per capovolgere completamente questa realtà, smettendo di favorirla con la sua indolenza.
È logico che gli interessi particolari di una squadra ostacolino un giocatore distruggendo le sue ambizioni bloccandolo fino a 27 anni?…. ma poichè ci si abitua anche al peggio, tutto diventa tristemente lecito e normale.
Situazioni facilmente risolvibili, cambiando un articolo dello statuto, ma la cosa più difficile è quella di cambiare la mentalità di dirigenti, che devono elevare le prospettive a livello nazionale, per sé stessi  e per tutto il movimento.
Vedere un proprio giocatore in nazionale è un vantaggio per la società?
Che l’italia vinca di più per giocatori più bravi, porterà vantaggio nei reclutamenti?
Pensate a quanto diffusa possa essere una mentalità così retrograda ed egoista, atteggiamenti che sembrano avere la benedizione di una FIR incapace di calcolare la dimensione delle conseguenze future.
È solo con questo tipo di persone che si potrà tentare di fare qualcosa che abbia finalmente una indiscutibile valenza positiva, perché ci siamo stancati di dire:” …ma che assurdità è mai questa?”.
Premete sulla foto se volete vedere la carriera di questo ragazzo eccezionale.
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Come chiedere i bilanci alla FIR…..e non ottenere nulla!

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GIANNI AMORE SULLA STAMPA LOMBARDA

Imagepremete sulla foto per ingrandire l’articolo

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Su professionismo, impianti e altro da Ferdi Nando su Facebook

Buongiorno a tutti, vorrei offrire qualche spunto di riflessione e, se possibile, dei suggerimenti dopo aver letto il programma del candidato G. Amore. Lo trovo innovativo e, in alcune parti, quasi geniale. Traspare il confronto con altre realtà internazionali e l’esperienza rugbistica. Proprio x questo vale la pena approfondire meglio l’aspetto annoso delle retribuzioni dei giocatori di rugby (mestiere invece che professione) magari proponendo un cap come in altre federazioni straniere ma senza limitare il libero mercato, onde evitare il dilagare delle compensazioni in nero e la migrazione dei talenti. Inoltre, da ex giocatore, adesso Old e padre di U16, sarebbe da affrontare e risolvere il malcostume della concessione in esclusiva al calcio dei campi comunali, attraverso opportuna comunicazione capillare, inventario e convenzioni (vedi scandalo del campo negato alla Nazionale a Bologna e Milano con danno economico e di marketing enormi). In aggiunta, la forza del ns movimento sta anche in provincia e non possiamo permetterci il lusso di perdere per strada futuri talenti solo per infrastrutture esistenti ma negate. Grazie per l’attenzione e cordiali saluti. F. Abramo

RISPOSTA DI GIANNI AMORE SU FACEBOOK

Caro Ferdinando, la questione che hai posto evidenzia molteplici problemi che vorrei primaditutto focalizzare:
1 – creazione di un professionismo sostenibile che abbiamo chiamato “mestiere”
2 – impianti di gioco
3 – maggiore considerazione presso le istituzioni
Sono tre problemi diversi, che hanno come risposta non soluzioni teoriche, ma solo un’azione progettata, programmata, pianificata perché questi tre punti possono essere legati tra loro da un feedback positivo o negativo. Se ci sono più allenatori ci saranno più giocatori, ma se non ci sono giocatori non ci saranno né allenatori, né arbitri in maggior numero e migliori. Se il rugby lo guardiamo in tre, ci saranno pochi giocatori e poche televisioni saranno interessate al movimento e così non ci saranno sponsor senza i quali le società faticheranno ad esistere e ad incrementare l’attività sul territorio…e via di questo passo in una spirale negativa.
Per questo è indispensabile oggi l’azione della FIR, per rompere un possibile avvitamento su se stesso di tutto un movimento che si sta trascinando con troppa fatica e pochi risultati per vedere davanti a sé un bel futuro.
La situazione economica e l’oggettiva realtà rugbystica italiana ci farebbe arrivare naturalmente alla conclusione che il professionismo italiano non potrà essere paragonato a quello francese o anglosassone, finchè non cambierà il posizionamento di questa attività agonistica rispetto al panorama sportivo italiano. Non possiamo negare l’evidenza: per l’opinione pubblica, per i media, per le istituzioni, l’italrugby sono due partite all’anno all’Olimpico, è un circolo esclusivo di persone che eventualmente se le danno solo in campo e poi si divertono a fine partita: un’interpretazione direi quasi folcloristica di uno sport che è un business tra i più importanti.
Detto questo i casi sono due: o continuiamo a contarci frottole, insistendo che siamo bravi e che dalle accademie escono dei giocatori eccezionali, oppure ci rimbocchiamo le maniche per combattere contro le difficoltà che abbiamo di fronte.
Il talento nasce in Italia come in Nuova Zelanda. Là trova la squadra, l’allenatore, le strutture e un lavoro, da noi non si accorgerà nemmeno di essere un talento perchè forse non toccherà mai un pallone da rugby.
La prima cosa da fare è quindi scovarlo attraverso un’azione promozionale territoriale organizzata, strategica e pianificata che aumenti i tesserati per intercettare i talenti e di conseguenza attirare maggiori attenzioni ottenendo migliori risultati agonistici
Da lì partirà tutto, avendo cioè nuovi tesserati dovremo creare nuovi campi da gioco e bravi allenatori che oltre che a far giocare i ragazzi tendenti alla pigrizia e all’obesità (che poi magari diventano bravissimi giocatori) siano in grado di:
– Individuare i talenti
– Allenarli correttamente
– Esaltarne le abilità
– Sostenerli nella strada verso l’alto livello sul piano tattico, psicologico e fisico
Vedi che dunque strade brevi non se ne possono intraprendere, risposte semplici a domande come la tua esistono solo per chi vuol far vedere di avere muscoli elettorali, scorciatoie, come si sta facendo adesso, danno risultati effimeri. Qui è come costruire una casa. Ci vogliono progettisti, muratori, mattoni, calce, capicantiere, clienti, inquilini e manutentori.
Il lavoro è grande, ma come per ogni casa deve esserci un progetto solido e la posa della prima pietra…….col tempo, col sacrificio, col sudore e con il tempo che necessita arriveremo a finirla. Non ci possono essere cioè risposte facili, ricette pronte all’uso come un po’ più accademie qui, qualche centro di formazione là, un po’ di pubblicità in più, che costituiscano facili panacee ai mali del rugby italiano…dobbiamo ricominciare dalle fondamenta cercando la prima motivazione principale: entusiasmo e fedeltà ai progetti ai quali ognuno di noi, te compreso, deve contribuire, partecipando agli Stati Generali. Ciao grazie dell’Intervento.
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APPELLO AL PRESIDENTE Gianni Amore da Umberto Bonaccorsi su Facebook

Egregio Presidente , come ogni rugbista siciliano sto seguendo con interesse e attenzione la Sua campagna elettorale, che Lei porta avanti con passione ed energia, denunciando apertamente le pressioni dei poteri occulti per impedirle di diffondere il suo programma in giro per l’Italia. Mi appassiona la sua indignazione e mi colpisce il suo desiderio di trasparenza e di rettitudine. E’ per questo che, dopo lunga riflessione, mi sono deciso a scriverLe e lo faccio in pubblico perchè sono certo che lei concorderà con questa scelta.
Le scrivo per chiederLe di tacitare pubblicamente le voci perfide e ingiuste che circolano nel nostro ambiente secondo le quali la sua sarebbe una candidatura “falsa”, messa in atto per catalizzare dei voti sulla sua persona, che tanto stimata e benvoluta è in giro per l’Italia: secondo tali voci lei ritirerebbe la sua candidatura pochi giorni prima delle elezioni per far confluire il suo “pacchetto di voti” su altro candidato (le voci non si pronunziano sul nome). La prego, vivamente, di smentire categoricamente questa ennesima porcata che qualche invidioso e inetto si diverte a mettere in giro solo per nuocere alla sua persona e impedire un cambio di rotta nella direzione della FIR, come se dalla Sicilia non potesse veniremai nulla di buono.
La ringrazio anticipatamente per quanto vorrà fare.

RISPOSTA DI GIANNI AMORE SU FACEBOOK

Per tranquillizzare tutti i miei sostenitori ed estimatori voglio rassicurare sulla genuinità della mia candidatura: è vera e finalizzata a conquistare la Presidenza della FIR…..altrimenti che senso avrebbe tutto il tempo e i soldi spesi fino ad ora, girando faticosamente per l’Italia, prendendo treni ed aerei e auto a noleggio?
Ciò che contengono le voci anonime diffuse per creare confusione e illazioni non sono una novità e non è da queste fonti da te citate che escono per la prima volta.  Infatti da più blog la settimana scorsa è arrivata una esplicita ed analoga accusa, relativa a miei supposti accordi segreti con il candidato federale, accusa che abbiamo prontamente rintuzzato con questa lettera ufficiale che chiarisce la mia posizione:
https://statigeneralirugbyitaliano.wordpress.com/2012/07/18/sono-ancora-un-rugbysta-non-uno-stratega-politico/
Altro di nuovo non ho da aggiungere se non questo concetto basato sui seguenti punti:
1 – io corro per vincere
2 – in caso di ballottaggio
nel caso in cui io mi sia classificato 3°,  nel caso in cui questi voti servano alla elezione del nuovo presidente FIR, nel caso di esplicita condivisione di programmi dettagliati e comprensibili che coincidano con i miei,
esprimerò una preferenza per un candidato.
Certo che allo stato attuale delle cose come espresso nella lettera aperta, non mi schiererò per nessuno perché in questo momento o non si conoscono i programmi o sono programmi che non condivido e perciò chi avrà votato per me sarà libero di fare ciò che preferisce.
Io non andrò mai a lavorare in una Federazione che compia ancora gli stessi errori di sempre…preferisco stare a casa con la mia famiglia.
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“SE VOI SUONERETE LE VOSTRE TROMBE, NOI SUONEREMO LE NOSTRE CAMPANE! “

Pier Capponi  rispose così al re. Questa frase leggendaria fu pronunciata nel 1494 dal condottiero fiorentino, che sfidò temerariamente il re di Francia. Carlo VIII era entrato a Firenze per affermare il suo potere sulla città. Anziché sottomettersi, il condottiero replicò in faccia al sovrano: “Ebbene! Giacchè si dichiarano cose tanto disoneste, voi suonerete le vostre trombe e noi suoneremo le nostre campane”. Con questa frase fece capire il proposito dei fiorentini di lottare fino alla fine contro i francesi, contrapponendo alle trombe del nemico le campane della città per chiamare a raccolta il popolo…..una specie di Stati Generali!
Questi fatti storici servono per parodiare eventi riportati dai giornali dal 24 al 25 Luglio a proposito di dichiarazioni pre-elettorali sulla Presidenza FIR, nel più datato stile della II° Repubblica. Si pensa che queste dichiarazioni arbitrarie e unilaterali, abbiano effetto su un elettorato influenzabile  e sensibile al fascino del carro più carico di consensi, un elettorato incapace di esprimere un voto consapevole che in questo momento deve essere necessariamente responsabile nei confronti di tutto il movimento. Non vogliamo crederci…! e auspichiamo una maturità elettorale proporzionata ai bisogni del nostro sport, che ci sta dicendo che se stanno bene Cagliari, Napoli, Torino, Sondrio, Palermo, Bolzano ecc… stanno meglio Padova, Rovigo, le franchigie e tutta la nazionale.

DA RASSEGNA STAMPA FIR

La campagna elettorale per la presidenza della Fir entra nel vivo. Mentre l’ultimo Consiglio federale della palla ovale ha fissato il voto per il 15 settembre, oggi è la volta della prima visita in Veneto da parte di Alfredo Gavazzi, l’erede designato dal numero uno uscente Giancarlo Dondi, in carica dal 1996.
L’occasione è significativa, visto che proprio nella regione leader del movimento ha preso forma l’alternativa allo status quo, con un cartello formato dai quattro club di Eccellenza a sostegno della candidatura del trevigiano Amerino Zatta, numero uno del Benetton rugby. Il primo obiettivo del presidente dei Leoni biancoverdi è quello di riuscire a compattare il Veneto, che si è sempre presentato diviso alle elezioni. La regione, infatti, non ha mai espresso un presidente della Federugby. Da parte sua Gavazzi ha un intenso programma di incontri con le società: oggi a Mestre, giovedì a Rovigo, martedì prossimo a Verona. E si dice certo della fedeltà alla cordata di Dondi di un buon numero di club della regione. «Il 40 per cento delle società venete sta con me — dice Gavazzi — ho ricevuto la fiducia anche da parte di Bullo e Costato del Rovigo, che pure ufficialmente ha dichiarato di sostenere Zatta. Sono dalla nostra parte anche la Liguria, la Toscana, il Lazio. Ho almeno l’85 percento della Lombardia, mentre l’Emilia sta tradizionalmente con Dondi. Il programma lo definirò assieme alle società al termine di questa serie di incontri in tutta Italia, dove mi presento da solo: conosco bene il rugby e non ho bisogno di consulenti».
Quest’ultima è una chiara frecciata a Zatta, che in campagna elettorale risulta inseparabile da Vittorio Munari. Tra gli invitati dell’incontro di Mestre, stasera, c’è anche lo stesso Benetton. «Deciderò se andare in base ai miei impegni — spiega Zatta — non avendo un progetto, non so cosa avrà da dire Gavazzi…».

UNA FRASE riportata ieri sulle pagine venete di un quotidiano nazionale ha mosso un po’ le acque della campagna elettorale che a metà settembre si concretizzerà con l’elezione del nuovo presidente della Fir. Le parole sono quelle del candidato Alfredo Gavazzi, in questi giorni impegnato nel suo giro in Veneto, che avrebbe affermato: «Il 40% delle società venete sta con me, ho ricevuto la fiducia anche da parte di Bullo e Costato del Rovigo, che pure ufficialmente ha dichiarato di sostenere Zatta».
Nelle ultime settimane Rovigo, con la società maggiore, si era schierata a favore della cordata Benetton-Zatta, trovando però scarsa adesione nel momento del primo incontro con il candidato della Marca. Successivamente c’era stato quel comunicato che sembrava, almeno in parte, smentire le voci che volevano la Junior – presidente Costato – come capocordata di un gruppo (Monti, Villadose, Badia, Lendinara e Porto Viro) indirizzato verso il candidato Gavazzi.
Ora le parole dell’imprenditore bresciano riportano a galla dubbi e mugugni. Bullo non sta vivendo le vicende societarie e da presidente onorario, come tende a precisare, non ha neppure la capacità di voto, escludendo quindi il suo nome da quelli che potrebbero dare una mano ad uno o all’altro candidato. Costato invece, sentite le parole di Gavazzi, ha semplicemente risposto: «Non ho fatto atto di fede, sportiva si intende, nei confronti di nessuno. L’unica fede, sempre sportiva, che concedo è quella rivolta alla palla ovale, con particolare riferimento ai settori giovanili della Rugby Rovigo e di tutte le società del Polesine». Parole lapidarie e molto chiare, da parte di una persona che nell’annata sportiva da poco conclusa ha lavorato solo e sodo per cercare di rivitalizzare il comparto giovanile rossoblu.
Ci risulta comunque che il professore abbia incontrato anche Gianni Amore, che è stato il primo a dichiarare la sua candidatura alla presidenza Fir. «E’ vero — conferma Costato —. Ho avuto modo di incontralo a Rovigo pochi giorni fa. Posso dire di aver conosciuto una persona per bene, che mi è parsa sincera e piena di amore nei confronti di questo sport». Il candidato siciliano nel tour in Veneto non è passato quindi inosservato e potrebbe anche aver messo a segno qualche colpo importante per la sua campagna elettorale.
un ringraziamento al consulente Pier Capponi a cui Gianni Amore si è ispirato per sfidare il re.
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MARZIO ZANATO RUGBYSTA PADOVANO. SCELGO IL MIO AMICO MESSINESE GIANNI PERCHE’……

ImageIl rugby per me è stato una questione di DNA familiare, tanto da trovarmi all’età di 6 anni con in mano una palla più grande di me, inseguito da coetanei più cresciuti…bambinoni che mi hanno inseguito per anni! Ho integrato così, naturalmente nel mio spirito la corsa alla Forrest Gump, fino a sviluppare una determinazione adatta ad affrontare la “carica dei rinoceronti”.

Cresco rugbysticamente in quel Petrarca ricco di valori extra sportivi, ma anche estremamente elitario e competitivo. Giocatore fino a 28 anni, già a 19 mi occupo come educatore-allenatore delle promesse patavine, non interrompendo gli studi che mi portano ad iniziare la mia attività lavorativa in ambito tecnico-commerciale per la Domus Chimica ed in seguito come area-manager per la CPC Knorr.

Gli impegni familiari e lavorativi non mi impediscono di praticare il mio amato sport che mi dà la possibilità di coronare il sogno di diventare Head Coach nel 2003, decidendo per farlo bene, di praticarlo da quell’anno come professione.
Allenatore nel massimo campionato Italiano per la Rugby Rovigo, per L’Aquila Rugby sino diventare Head Coach della Nazionale Under 21, partecipo con la Nazionale di categoria alla RWC U21 in Argentina 2005 e RWC U21 in Francia 2006 e Six Nations U21.
Head Coach della Nazionale Italiana A, partecipo a due edizioni della IRB Nations Cup.
Ho frequentato corsi di formazione in ambito tecnico in Inghilterra, Scozia, Australia e Nuova Zelanda, sono coinvolto in ambito manageriale sportivo, con gli incarichi di liaison officer per le squadre nazionali di rugby del Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa e Samoa.
In ambito professionale detengo le qualifiche di “Esperto in qualità aziendale e ambientale”, “Esperto nello sviluppo delle performance delle organizzazioni”, “Esperto in comunicazione interna ed esterna all’azienda” e le docenze di “Marketing strategico e di prodotto” in ambito formativo Aziendale.
Ma ciò che professionalmente oggi più si addice ai bisogni del nostro rugby è la mia più recente attività di formatore per la UNOX spa.

ImageSono convinto infatti che l’aspetto che meno è considerato, e tanto meno affrontato è quello della gestione mentale dei giocatori.
Se questo aspetto interessa ovviamente l’alto livello, sempre alle prese con avversari fortissimi, esso deve diventare materia comune di insegnamento anche a livello dei campionati minori. Per arrivare a ciò, si dovranno creare tecnici-preparatori opportunamente formati, che siano in condizione di esercitare normalmente questa attività all’interno delle proprie società, per preparare atleti, in età di competizione, che garantiscano alla propria squadra costanza di prestazioni performanti e a sé stessi di esprimere al massimo livello, le proprie capacità tecnico-atletiche.
In Gianni Amore ho trovato una persona che avendo una condivisibile e comprensibile VISION del futuro del rugby italiano, sa consegnare le singole MISSION a persone che ritiene capaci e più preparate di lui. Gianni è capace di fare squadra, ha alle spalle una vita di sportivo onesta e coerente, che rende facile credere che le sue intenzioni siano orientate solo al bene del rugby italiano, senza che trovino spazio privilegi o contorte strategie egemoni e clientelari, orientate a rendere le prossime elezioni meno incerte e faticose.
Sono disposto a far parte della sua squadra perché convinto che la sua linea di gestione della FIR contempli un coinvolgimento totale del movimento che, a cominciare dai suoi collaboratori, svolga con responsabilità i propri singoli compiti per il successo delle nazionali.

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GINO VINELLA CONSIGLIERE FEDERALE NEL GRUPPO DI GIANNI AMORE

ImageLa riduzione da 20 a 10 consiglieri è certamente un fatto altamente positivo in quanto consente un maggior potere ad ogni singolo consigliere. Questa importante variazione mi ha portato a decidere di accettare la proposta di Gianni Amore di presentarmi come candidato consigliere alle prossime elezioni del Consiglio Federale.   Alla base della mia candidatura e alla conseguente richiesta di voto c’è la convinzione che sia giunto il momento che le piccole società esprimano all’interno del Consiglio un proprio rappresentante. Questo è esattamente il ruolo che desidero ricoprire.
Ma cosa intendo per piccole società? Per me le piccole società sono quelle che non partecipano ai campionati di alto livello, che vivono la quotidianità sportiva su basi di volontariato, che hanno una particolare attenzione allo sviluppo del minirugby, che si autofinanziano, che hanno problemi di campi e a volte di sopravvivenza e soprattutto che non si sentono rappresentate all’interno della Federazione, che subiscono decisioni sempre e inevitabilmente calate dall’alto.
Si dice che sia la legge della maggioranza, ma attenzione la ragione pratica per cui si permette a una maggioranza di governare, e come nel nostro caso, per un lungo periodo ininterrotto, non sta nel fatto che essa sia nel giusto. Il fatto è che la maggioranza è fisicamente più forte. E qui che inizia la vera battaglia, e qui che la minoranza deve esprimere al massimo la sua identità.
Una minoranza è priva di potere quando si conforma alla maggioranza; anzi non è neppure una minoranza in questo caso; ma una minoranza è irresistibile quando è d’intralcio con tutto il suo peso e combatte contro tutto quello che ritiene ingiusto. Questo è esattamente quanto mi riservo di fare per i prossimi quattro anni.
Esistono tanti campi di battaglia su cui combattere. Il primo per esempio è quello legato alle diversità territoriali in cui una società sportiva deve operare. Prendiamo una società che opera in un comune di 8.000 – 10.000 abitanti. E’ giusto che la Federazione applichi le stesse regole sull’obbligatorietà che applica per un comune di 25.000 – 100.000 o più abitanti?
Oppure, se una piccola società ha nel proprio vivaio un bravo e promettente atleta è giusto che questi abbia la possibilità di esprimersi al meglio e che quindi vada a giocare in altre realtà, ma è anche giusto che la società sia ricompensata in maniera adeguata, proporzionalmente alla sua grandezza e al territorio in cui opera. Quanti altri atleti di livello cresceranno nella stessa società nei prossimi dieci anni?
E’ evidente che molte difficoltà che una società incontra sono legate al territorio e alla popolazione è quindi giusto tenerne conto. Questi sono alcuni sentieri su cui desidero muovermi non appena eletto, ma non sono certamente gli unici, gli altri verranno fuori di volta in volta per mezzo di discussioni. Oggi grazie alla tecnologia è possibile annullare le distanze e un blog o una pagina di facebook possono fungere da tavolo permanente di discussione. A questo proposito invito fin da ora chi fosse interessato a intervenire sul mio blog biagiovinella.blogspot.com
Per mezzo della tecnologia mi prendo sin da oggi l’impegno di fare un resoconto dettagliato e indipendente il giorno seguente di ogni Consiglio, elencando e commentando le decisioni che sono state prese, provvederò inoltre a rendere noto a tutti le posizioni assunte da ogni Consigliere e dal Presidente.
Sia ben chiaro che interpreterò il ruolo nella maniera più creativa e propositiva possibile e non mi accontenterò di vedere e criticare il lavoro degli altri.
Ritengo che fino ad oggi ci sia stato un equivoco di fondo: nel momento che un Consigliere o un Presidente è stato eletto questi è diventato immediatamente l’espressione del potere della Federazione dimenticandosi che chi l’ha eletto non è stato il sistema, ma la base. I Consiglieri, il Presidente sono i rappresentanti della base non sono i suoi datori di lavoro!
A leggere le dichiarazioni di voto di questi giorni c’è di che preoccuparsi, all’orizzonte si profila una battaglia tra coalizioni di “grandi” società mosse da interessi di parte, il bottino è certamente molto interessante e di sicuro arriveranno a spartirselo da bravi “amici-nemici” e questo sulle spalle di chi? Sulle spalle del movimento di base, su quelle tanto corteggiate, al momento del voto, piccole società.
E’ possibile evitare che questo accada? E’ difficile certo, ma è doveroso provarci. Unire dieci, cinquanta, cento piccole società, dar loro una voce sola e usarla per dire no, nel posto che più conta, all’interno del potere, all’interno del Consiglio Federale.

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SONO ANCORA UN RUGBYSTA, NON UNO STRATEGA POLITICO

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Da dieci giorni questa lettera è riposta in un cassetto, in attesa di pubblicarla. L’abbiamo pensata io e il mio staff, nel momento in cui hanno cominciato ad essere troppe le telefonate e le illazioni sulla mia candidatura. Ho solo una faccia e i “forse” usati nei miei riguardi, non mi appartengono. 

Eccone il testo a cui seguirà la prossima settimana la corrispondente video-lettera, con la quale crederete ancora di più se sono un abile stratega o una persona di cuore.

Sono da troppi anni nel mondo del rugby, conosco bene le parti nobili e meno nobili di questo sport, ho giocato tallonatore, abituato alle sfide aperte, preparato alle scintille da contrasto diretto, per non considerare altro che l’assunzione di atteggiamenti espliciti, trasparenti, privi di contorte strategie, oltre ogni convenienza politica.

Ho la presunzione di affermare che la mia candidatura, abbia scosso dal torpore il nostro rugby che si stava passivamente convincendo che la presidenza federale era un ruolo insostituibile, che le elezioni erano solo una formalità inutile. A questa scossa hanno contribuito anche la montagna di mete subite, che le nostre nazionali non mancano di collezionare in giro per il mondo e finalmente un risultato importante è arrivato….spero non si offenda nessuno….il monarca ha abdicato concedendo la costituzione repubblicana!

Sono convinto a causa dei miei inevitabili limiti politici, di non essere in partenza il più forte, di essere un vaso di vetro tra vasi di coccio, ma coloro che sposano le mie visioni, la mia passione, il mio entusiasmo mi voteranno consentendomi di raggiungere una percentuale maggiore di quella che inizialmente mi hanno accreditato del 10%. Nel mio viaggio elettorale ho trovato sale sospettosamente deserte (il problema sta manifestandosi anche ad altri), ma ricevo costantemente dimostrazioni di sostegno e apprezzamento. Tuttavia ciò che dà più certezze sul mio risultato elettorale è l’arrivo di telefonate di tipo politico che hanno forse lo scopo di scongiurare un possibile ballottaggio….il vaso non è poi così frangibile!

La mia scesa in campo è stata motivata dall’unico obiettivo di sostituire sedici anni di scelte indisturbate, con idee, innovazioni, rivoluzioni che appartengono al mio entusiasmo e alle mie competenze, necessarie a ribaltare con un lavoro preciso ed assiduo una situazione che non esito a definire disastrosa, nonostante i tanto decantati successi di pubblico che fra pochissimo tempo si riveleranno effimeri. Ma le mie ambizioni di conquistare la Presidenza non mi possono impedire di ipotizzare l’eventualità del ballottaggio, sul quale intendo dichiarare anticipatamente le mie intenzioni, che spero siano un motivo in più per convincere gli elettori e far regolare l’atteggiamento ai miei avversari politici.

Preferire un candidato ad un altro dipende unicamente dai contenuti dei rispettivi programmi, sui quali ho difficoltà di comprensione. Se le intenzioni programmatiche del sig. Gavazzi possono essere desunte dall’intenzione di perseguire la continuità della gestione attuale, nel caso del sig. Zatta la comprensione è meno scontata.

Siamo tre dottori al capezzale di un malato: Gavazzi è certo che le cure che ha finora somministrato vanno bene e faranno campare il paziente ancora meglio di come sta adesso (perché secondo il suo parere non sta poi così male), io e Zatta facciamo una diagnosi pressoché identica, ma mentre io mi sento in dovere di spiegare cura, posologia, terapia, farmaci, interventi chirurgici, riabilitazione, convalescenza, tempi di guarigione, il presidente del Treviso continua a riconfermare con la sicurezza generata dalla sua indiscussa autorevolezza che il malato soffre e che si adotteranno le cure giuste per farlo guarire…ma quali siano faccio fatica a capirlo. Il problema è che se queste cure salvano il cuore, ma rendono il malato paralitico o se per farlo respirare si deve sostenere con il polmone d’acciaio non sono d’accordo, perché sono convinto che il malato è guaribile, non solo con la necessaria cura, ma con il coinvolgimento diretto suo e della propria famiglia, condizione indispensabile per collocarlo nel suo futuro con una logica sostenibile.

I miei collaboratori e molti miei sostenitori mi dicono: “Zatta ti ha copiato il programma!”. Li fermo subito perché non ho la presunzione di pensare che i mali del nostro rugby abbiano il mio copyright, che possa fare mie, le analisi scontate di un movimento in difficoltà, che il ricorrere ad un evento istituzionale come gli Stati Generali da me per primo annunciati, non sia altro che una modalità storica alla quale i popoli hanno ricorso in situazioni di pericolo o disordine istituzionale. Ma è altresì sacrosanto che il ribadire solo la diagnosi sulla quale si possono raccogliere grandi consensi non è sufficiente per me e spero non lo sia neanche per gli elettori.

Esorto quindi i miei due competitors a compromettersi apertamente di fronte al movimento in modo più chiaro, udibile, diffuso, stampato, dettagliato e quindi comprensibile, di descrivere a me come a tutti gli elettori le soluzioni ai problemi, unici elementi di giudizio perché soltanto nel come si intende intervenire, io collaborerò con quel medico che, se non sarò io, lo dovrà far rialzare dal letto.

Ci sono malati che si fanno curare dal medico di cui hanno una stima cieca, che hanno paura a chiedere, che non vogliono capire come verranno curati, che consegnano passivamente la loro vita in mano ad altri, che rinunciano a partecipare al destino delle proprie sorti. Io mi considero un medico che vuole coinvolgere il malato nella guarigione, che ha bisogno della sua collaborazione, che mi deve raccontare come si sente, non intendo prendermi la responsabilità di fare tutto da solo senza monitorare costantemente il suo stato di salute. E’ lui che mi dirà che sta bene attraverso i miglioramenti conseguiti. 

Spero non si vada a votare ancora una volta per abitudine, per convenienza, per speranza, per non rischiare, o peggio ancora per clientelismo, per la mania di ricorrere ad un uomo preparato, ma che non avrà mai la forza e la potenzialità di tutto il movimento.

E’ un occasione elettorale che richiede di mettere da parte quella prudenza che in questo momento non è proprio opportuna per il bene del rugby che ha bisogno di idee innovative, di modernità, di visioni imprenditoriali, al posto di quell’anzianità, di quella decantata esperienza che stanno diventando zavorre pericolose.

Solo a queste condizioni si conosceranno pubblicamente le mie intenzioni rispetto ad un ballottaggio che se ci sarà vorrà dire che non sono riuscito a persuadere l’elettorato con la mia azione per vincere da solo.

Farò di tutto per impedire che le elezioni si riducano ad un gioco già fatto ad una spartizione tra potenti, non collaborerò, non venderò i miei voti per un vantaggio personale.

Il rugby è di tutto il movimento non di poche persone che ritengono di far tutto da soli, ma di chi è capace di valorizzare le risorse esistenti e in molti casi nascoste. Sui campi c’è un movimento vivo, entusiasta che ha voglia di fare e che non chiede perché non sa a che porta bussare e che ha la certezza di non essere molto considerato. Non si punisca chi vuole fare, chi merita ascolto, sostegno e spazio. Non favoriamo progetti all’ombra del campanile, non diamogli una prospettiva locale, ma nazionale. Non isoliamoci, non creiamoci ostacoli a vicenda alimentando polemiche infinite o sarà la fine del rugby italiano. Cosa sarebbe stata la mia vita senza rugby, cosa sarei io oggi senza sapere il significato della lotta, del rischio, del crollo, della rinascita, del dolore dell’infortunio e della voglia di tornare in campo. 

I miei voti non hanno prezzo se non davanti ad un programma chiaro, della cui realizzazione l’autore dovrà farsi responsabile, io per primo se dovrò diventare il Presidente dei rugbisti.

Gianni Amore

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IL PROGRAMMA DI GIANNI AMORE A PUNTATE

 

Dobbiamo mettere tutto in discussione e dare spazio alla creatività per realizzare iniziative sostenibili

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Ragioni di una Candidatura

Un’analisi disincantata della situazione attuale ci fa capire i rischi del rugby italiano. Solo il coinvolgimento di tutto il movimento, può consentirci di fare il meglio con i mezzi che abbiamo, adottando innovazione e imprenditorialità ad ogni livello.
Quando ho deciso di candidarmi, ho pensato fosse necessario prima di tutto, raccogliere consensi su un’idea forte e facilmente comprensibile per finalità e per importanza.
Questa idea è la 1º convocazione degli STATI GENERALI DEL RUGBY ITALIANO, da realizzarsi dopo tre mesi la mia possibile elezione.
Questa iniziativa sottende di fatto la mia idea di base sulla quale è fondato e strutturato tutto il programma che ho sviluppato insieme al mio staff:  accorciare la distanza tra vertici e base. Il nostro sport è diventato più popolare che in passato (gli 80.000 dell’Olimpico sono un esempio evidente) e questo per merito delle idee finora sostenute e sviluppate dalla Federazione.
Ma è proprio in merito a questa impostazione, ribadita dall’attuale dirigenza, nei fatti e negli atteggiamenti, che si basa la mia visione critica.
Sono convinto infatti, ma soprattutto preoccupato, che andare nella stessa direzione ci porti ad un livello di ingestibilità tale, da mettere a rischio se non la tenuta, certamente lo sviluppo del movimento che seppur aumentato nei numeri, necessita di una crescita costante per mantenere e migliorare la posizione occupata attualmente nel ranking internazionale.
Gli elementi che possono mettere in crisi il rugby italiano sono:
    – continue e confermate sconfitte internazionali
    – livelli di competitività europei da sostenere quasi solo attraverso risorse economiche
    – il dover comperare competitività invece di generarla all’interno del movimento
    – il ricreare nelle accademie degli atleti artificiali, segregati sotto la cappella federale
    – sottovalutazione della misura dei sostegni da fornire alla base del nostro movimento
 Sono convinto che tutto questo abbia generato un gigante dai piedi di argilla, una nazionale cioè che non ha alle spalle un movimento rugbystico solido, numeroso che garantisca supporto, rifornimenti, tenuta, ricambi costanti.
Attualmente le fortune dell’Italia dipendono troppo dagli eleggibili di turno, dalla tenuta di senatori, dalla conferma di troppo rari talenti: elementi fondamentali che in queste condizioni richiedono troppo denaro e troppe coincidenze favorevoli, in assenza di un lavoro di fondo programmato.
Destinate in quel modo le risorse economiche, verranno sottratte inevitabilmente ad una base sempre alla ricerca affannosa di sponsor e di nuovi giocatori da raccogliere sul territorio.
Con gli STATI GENERALI DEL RUGBY ITALIANO desidero dare voce, spazio, potere decisionale alle risorse sicuramente presenti sul territorio per fare insieme ciò di cui il nostro sport necessita.
Desidero togliere autorità ai vertici che a volte, troppo concentrati sulla immagine internazionale, si dimenticano che ogni buon libro è fatto soprattutto delle pagine interne anche se ha una bella copertina.
Sono qui oggi per chiedere il vostro parere e soprattutto il vostro sostegno elettorale.
Grazie a tutti
Gianni Amore
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Alfredo Gavazzi candidato Presidenza FIR

Norberto Mastrocola intervista ad Alfredo Gavazzi che vista l’indisponibiltà del presidente uscente si candida per un nuovo mandato di comune accordo con Giancarlo Dondi

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Gianni Amore ai microfoni di RTB Network (Sky 819)

Dopo Alfredo Gavazzi è il momento di Gianni Amore ai microfoni di RTB Network (Sky 819) come candidato alla Presidenza FIR e fa una panoramica del rugby italiano, preannunciando la convocazione degli Stati Generali del Rugby Italiano.

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SkySport intervista Gianni Amore

Ai microfoni di Sky Gianni Amore fa una panoramica del rugby italiano, preannuncia la convocazione degli Stati Generali come l’iniziativa più urgente per far convogliare opinioni, esperienze, competenze del movimento verso i vertici per rifondare il movimento su basi più allargate e più solide. Solo con azioni di questo tipo, solo con una distribuzione più intelligente delle risorse economiche si potrà elevare il rugby italiano ai livelli di quello internazionale, dal quale stiamo per essere inesorabilmente distaccati.

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TALENTI NASCOSTI

Se avessimo 200.000 tesserati, quanti talenti troveremmo?….il calcio?…solo 1.387.046!!

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“RUGBY e AZIENDA” a PADOVA con Marzio Zanato

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UNA FEDERAZIONE NON PUO’ ESSERE DI QUALCUNO, DEVE ESSERE DI TUTTI

Se vogliamo cambiare la situazione, ci si deve esporre personalmente. Io l’ho fatto e lo rifarò se necessario per il bene del rugby.

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INFORMATICA E RUGBY

utile fare

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ITALIA PAESE VECCHIO, CALCIO VECCHIO, RUGBY, SE NON CAMBIA, UN FUTURO VECCHISSIMO

http://www3.lastampa.it/sport/sezioni/europei-2012/qui-azzurri/articolo/lstp/460902/

Quanto si addice questa dichiarazione al nostro amato rugby italiano? Stay foolish, stay hungry! Coraggio rugbysti di oggi e di ieri, via il vecchio modo di fare le cose!

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COMUNICAZIONE VISIVA COORDINATA TRA FIR E INIZIATIVE TERRITORIALI

Diffondere lo spirito educativo del rugby è il primo compito per ottenere interesse e partecipazioneImage

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RUGBY E MOTIVAZIONE PSICHICA

Quanto incide la mente sulla resa sportiva?….e quanto poco ci si è pensato fino ad ora?Image

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PROMOZIONE E MERCHANDISING

La gestione di una Federazione è composta da: 33% piano industriale, 33% marketing, 33% rugby

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ACCADEMIE e FRANCHIGIE

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ATTIVITA’ GIOVANILI

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SCUOLA DI COMPETIZIONE

Per imparare ad essere allenatori e capitani che sappiano motivare. Per diventare giocatori in grado di dare sempre il massimo, un progetto per imparare a diventare competitivi per massimizzare le proprie capacità.

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ACCADEMIE ZONALI E NON CENTRALIZZATE

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ASPETTI ECONOMICI e COEFFICIENTE SOCIETA’

IL PROGRAMMA DI GIANNI AMORE A PUNTATE

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CURRICULUM DI GIANNI AMORE

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AVEVA RAGIONE IL GRILLOTALPA: DONDI SE NE VA…

AVEVA RAGIONE IL GRILLO TALPA: DONDI SE NE VA...

http://www.grr.rai.it/dl/grr/edizioni/ContentItem-fad7f916-4a28-4b34-ac05-6a3c609c0b12.html

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